Il palazzo Prada

Il palazzo Prada

Giovani cipressi e strade bianche

Sono passate poche decine di minuti dalla mia visita alla chiesa di Prada. Un tiepido sole velato ha iniziato il suo declino, volgendo verso ovest. L'atmosfera che precede il crepuscolo, sembra una caligine rosata che cala dal cielo. Si frappone tra i miei occhi e la realtà come un filtro, smorzando i contrasti e concedendo al mondo il primo accenno di uniformità. L'aria è immobile, il silenzio è tombale.

Una lunga strada si snoda fra le montagne, come un grosso serpente di asfalto. Qua sembra non passare nessuno neppure per sbaglio. Il sentiero che conduce al palazzo è disseminato di giovani cipressi appena piantati. Un tentativo di dare nuova vita ad un luogo di pregio che, chissà per quale ragione, è stato dimenticato da tutti.

Cenni di una storia frammentata

Le notizie su questo antico palazzo abbandonato scarseggiano. Io stesso l'ho trovato quasi per sbaglio. Ma vagando senza posa alla ricerca della storia perduta, capita spesso di imbattersi in misteriosi tesori come questo.

L'edificio si trova al centro di una vasta riserva naturale che porta il suo nome. Lo stemma presente sulla porta nord-ovest, lo collocherebbe nel 1500, fra le proprietà di un'importante famiglia di conti feudatari locali. Edificato su di un insediamento etrusco, questo esempio di architettura rurale signorile, era adibito a foresteria estiva. Sulla porta nord-est si trova un'altra targa sulla quale è incisa la data "1674". Poco più in alto, è presente un altro stemma del quale, al momento, non sono riuscito ad individuare la famiglia di appartenenza.

Facciata del palazzo Prada

Il cuore antico della montagna

Queste zone, per quanto silenziose e deserte, presentano evidenti le tracce di numerosi passaggi. I dintorni sono ben curati e pieni di vita, come ad indicare che ci sia qualcuno che si nasconde nei paraggi, occupandosi segretamente di mantenere tutto in ordine. Il palazzo, tuttavia, sembra essere zona interdetta da ogni tipo di cura.

Visto da una certa distanza, appare solenne e decadente, riverberando la sua storia e rappresentando con forza tutto ciò che nel mondo non vuole essere dimenticato. Arrivarci è piuttosto facile, quasi alla stregua di una semplice passeggiata. Ma la costante impressione di poter essere visto da un momento all'altro dal custode segreto di questo luogo, non mi abbandona mai.

Storie di (stra)ordinaria decadenza

Una volta superato il sentiero dei giovani cipressi, ecco che compare il Palazzo Prada. Un edificio molto grande e fatiscente, circondato da sentieri d'altri tempi, solcati dai mezzi pesanti dei moderni coltivatori locali. Rispetto al curato viale d'accesso, qui la situazione si fa più aspra e difficile. Un lato dell'edificio è stato completamente inghiottito dalla vegetazione. Rovi e spine crescono senza controllo lungo le mura, ed una parte del sentiero si è tramutata in palude, rendendo più difficile il cammino.

Palazzo Prada visto da dietro

L'immancabile presenza divina

Il primo locale accessibile, è la cappella privata. La porta è socchiusa e consente l'ingresso, rivelando uno sfarzoso luogo di culto in rovina. All'interno, si respira quell'atmosfera decadente, tipica dei luoghi finemente decorati che incontrano il proprio declino. Colori caldi, giochi di luci ed ombre che rendono ben visibile il pulviscolo che riempie l'aria di questo surreale ambiente. Le pareti dipinte si stanno screpolando, come se il velo che ricopre la realtà si stesse progressivamente staccando, nel modo in cui una carta da parati vecchia e logora si scolla dalle pareti. La verità torna ad essere visibile: un muro di pietre, cemento e mattoni. L'altare è tuttavia ancora integro.

Chiesa del palazzo Prada esterno Chiesa del palazzo Prada interno

Un'oasi di rovi e spine

Un grosso portone in legno conduce al cortile interno del palazzo: un'oasi selvaggia fatta di erba alta, rovi e spine. Non è affatto semplice muoversi all'interno di questo perimetro ostile. Questa gabbia desolata sembra non vedere anima viva da tempo immemore. Anche il misterioso custode invisibile pare non aver mai varcato questa soglia. Alcuni strumenti da lavoro arrugginiti, emergono dalla vegetazione come relitti sprofondati in un mare verde; testimonianze di un vecchio tentativo di ristrutturazione non andato a buon fine.

Ci sono numerose porte nel cortile, molte delle quali non conducono a nulla. C'è una scala che scende giù, fino alle cantine umide, dove l'oscurità e la puzza di muffa fanno da padroni. Soltanto una fra le tante porte è quella giusta.

Una passeggiata nel Castello dei cento camini

Inizialmente, avevo pensato di battezzare così questo luogo. Più avanti scopriremo perché. Mi trovo in un grande salone, che conserva ancora -parzialmente- alcuni degli affreschi dell'epoca. L'unico arredo che trovo (e che troverò per il resto dell'esplorazione), è un vecchio divano consunto. Una rampa di scale conduce al piano superiore, che rappresenta senz'altro la parte più affascinante di questa esplorazione. Numerose stanze e saloni si palesano davanti ai miei occhi a mano a mano che percorro gli antichi corridoi del palazzo. Questa struttura è stata spogliata quasi completamente di ogni sua ricchezza, colori compresi, dei quali non resta che qualche pallida traccia. 
Un violento accenno di ristrutturazione ha asportato gran parte dell'antico splendore di questi spazi. È incredibile vedere come un maldestro tentativo di recupero, possa essere ben più brutale della totale noncuranza.

Per ogni stanza un camino (o quasi)

Ognuno dei saloni del palazzo ospita un imponente camino. Alcuni di essi sono semplici ed anonimi, mentre altri sono imponenti e decorati da stemmi, rilievi e raffinati stucchi che ancora resistono all'impietoso passare degli anni. Mi fermo a scattare qualche foto. Ripeto il giro del palazzo più e più volte. Non perché creda che mi sia sfuggito qualcosa, piuttosto perché credo di aver capito.

Uno dei camini del palazzo

Destino infausto

Osservo, mentre esco, le tracce dei lavori iniziati molti anni prima e mai portati a termine. Comprendo dunque, con immenso dispiacere, che questo non è stato altro che l'ultimo disperato tentativo di recuperare un luogo ormai consegnato definitivamente nelle mani del tempo. Ed è il destino di molti posti come questo: l'abbandono che precede una inesorabile fine.


Autore: Mick

Tag: #urbex #italia #storia #abbandono #esplorazione Pubblicato il: 14/08/2025 at 21:54
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