Percorrere lunghe strade per lasciare progressivamente le zone affollate
C'è una torre fatta di pietre e spine. Una spada leggendaria, conficcata nel suolo soffice di un'area boscosa, a molti chilometri dal primo centro abitato degno di nota. La solitudine, l'assenza di contrasti. Vedere le cose lasciate a sé stesse, dà sempre una certa sensazione di vuoto. Ma la parte migliore del vuoto, è che si tratta di uno spazio bianco dove può essere scritta qualsiasi cosa.
E qui, di spazio ce n'è davvero molto, ma serve tutto. Pochi cenni storici, poche notizie ed una buona parte di mistero, avvolgono la storia della chiesa di Prada abbandonata. Qui si parla di nobili famiglie, di un frate converso che vi abitava già nella prima metà del 1200, di santi, viandanti e del succedersi degli eventi che hanno portato la chiesa a mutare più e più volte la sua forma. Fino ad arrivare ad oggi, momento in cui siamo in grado di ammirare questo edificio nel suo ultimo stadio: quello di attesa paziente della fine.
Bioarchitettura

La torre campanaria sbuca con fierezza dalle sterpaglie, mentre l'edera sta cercando di conquistarne la vetta. È una scena che richiama più che un epilogo nefasto, una strana simbiosi, fatta di complicità silenziosa tra la natura ed i lasciti dell'uomo. Come se di tutte le cose inutilizzate, il mondo sapesse sempre cosa farsene: un supporto per le sue piante, un rifugio per gli animali selvatici, una colonia di insetti. C'è sempre un modo per riciclare i gusci vuoti della nostra vanità e pochezza.
Una croce storta, ci ricorda che un tempo quel luogo era consacrato ad un dio invisibile. Le persone accorrevano, pregando ed intonando cantilene penitenti, mentre l'universo ascoltava impassibile. Qui, si direbbe che le persone abbiano ripagato dio con la stessa indifferenza con la quale sono state trattate.
Foreste e campi coltivati
Lo scenario qui, non dev'essere cambiato di molto negli ultimi secoli. Anzi: intuisco un sensibile mutamento in controtendenza. Forse, queste aree erano abitate da centinaia di persone impegnate in attività agricole; le loro giornate scandite dal suono secco e rassicurante di queste campane scomparse. Mentre adesso non c'è niente a lasciar intendere che il tempo stia ancora passando; c'è soltanto l'impronta di quello già passato.

La chiesa di Prada se ne sta immobile, mentre io mi avvicino con calma. Il rituale dell'ingresso, prevede un'accurata ispezione del perimetro, che non riesco a percorrere completamente a causa della vegetazione sovrabbondante. Una targa consumata ed illeggibile, suggerisce soltanto l'intenzione di lasciare un messaggio ai viandanti. Chissà quale.
È tutta una questione di equilibri
C'è un piccolo varco, che più che ad un ingresso somiglia all'entrata di una grotta. Questo passaggio conduce alla navata della chiesa, attraversando prima i resti a cielo aperto della sagrestia. Qui, la stabilità dell'edificio è fortemente compromessa, affidata soltanto ad un pericolante gioco di incastri fra rocce, travi di legno e radici. Verrebbe quasi da respirare il meno possibile, evitando qualsiasi contatto accidentale con le pareti, da limitare le vibrazioni ed i sussulti, muovendo gli occhi con moderazione mentre ci si guarda intorno. E mentre il cielo trasmette come un teleschermo alcuni variabili motivi nuvolosi, mi faccio strada verso il cuore di questo luogo.
La terribile forza distruttiva del niente
La chiesa dei forestieri, è collassata sotto il peso degli anni. Quell'immagine austera e solenne che avevo notato all'esterno, altro non era che pura apparenza, volta a nascondere un'estrema fragilità. Il soffitto è stato rimpiazzato dalle chiome degli alberi che sono sbucati dal pavimento, proprio lì dove un tempo i fedeli prendevano posto aspettando la predica. Alcuni archi superstiti della navata, sembrano adesso costole appartenenti alla carcassa di un grosso animale, ed io mi trovo al suo interno per esplorarne le viscere. È sorprendente vedere come le cose possano essere ridotte ad un cumulo di macerie semplicemente lasciandole stare.

Comunque.
Su ciò che resta di queste mura, si intravedono ancora alcuni colori, qualche scritta e i dipinti che un tempo adornavano questo luogo di culto, mentre il verde della vegetazione fa da complemento perfetto. La chiesa di Prada, si è adesso trasformata in un tempio pagano, consacrato alla natura, alla morte, ma soprattutto alla vita, della quale adesso brulica come non mai nella lunga storia della sua esistenza.
Lo so, lo so; sto utilizzando tutto questo come pretesto per parlare d'altro. L'urbex, d'altro canto, non è che un modo pretestuoso per giocare con tutte quelle cose che solitamente ci fanno paura. Per scherzare con la morte, la fine ed il nulla.
Ma adesso esco, ripercorrendo gli stessi corridoi, le stesse stanze. Poco più avanti, c'è un antico palazzo dalla storia misteriosa, le cui tracce si sono perse quasi del tutto: sto andando là. Ma di questo parleremo la prossima volta.