Terra Rossa
La strada è poco trafficata qui, ma numerose finestre si affacciano sull'ingresso della palazzina. È un mattino soleggiato di fine settembre e tutte le serrande del circondario sono alzate, per far entrare gli ultimi tiepidi raggi di sole prima che arrivi l'inverno a chiuderle. Davanti a me la palazzina abbandonata: un edificio anonimo, come molti altri nella zona, ma usurato dall'incuria e dal tempo. L'ingresso è protetto soltanto da un cancello basso e da qualche rampicante che, nel frattempo, ha iniziato la sua resa dei conti.
Vuoto
Mi verrebbe da dire che la prima stanza è vuota, ma non è così. La densità di oggetti è senz'altro molto bassa, ma le numerose ragnatele e la polvere sospesa sulle proiezioni di luce che entrano dalle finestre dicono il contrario. Poco più avanti, vicino alle scale, alcune sedie sono disposte in fila come in una sala d'attesa. Non riesco ancora a capire dove mi trovo, e che tipo di posto sia questo.
Appartamenti
Salendo le scale, mi rendo conto che si tratta di una palazzina che ospita alcuni
appartamenti abbandonati. La maggior parte di essi è composta da stanze spoglie, alcuni oggetti lasciati per terra ed evidenti cedimenti strutturali. Mi soffermo a scattare qualche foto degli spunti più interessanti, prima di dirigermi all'ultimo piano, pensando di terminare velocemente l'esplorazione.

Scale
L'ultima rampa di scale conduce a quello che -per il momento- pare essere il piano più interessante della casa. Almeno per gli amanti del decay.
Pensando di aver visto tutto, sto quindi per andarmene. Ma per qualche ragione, non riesco a togliermi dalla testa l'idea di aver già visto questo edificio da qualche parte. Ad ogni passo, ad ogni gradino, ho l'impressione costante di aver già percorso questi corridoi, già visitato queste stanze. Ma sono il modo ed il tempo che mi sfuggono: che io ricordi, non sono mai stato in questa zona, se non, forse, di passaggio.
Il giardino segreto
Sul pianerottolo delle scale, di fronte ad una delle porte degli appartamenti che ho già esplorato, c'è un grosso pannello di legno che nasconde l'ingresso ad un'altra unità abitativa.
Entro.
Qui, la situazione pare essere ben diversa. Sembra di essere finiti per sbaglio in un altro luogo. Una cucina marcescente, una camera da letto con un materasso poggiato a terra, una porta che dà sull'esterno. Esco fuori e mi trovo in uno splendido giardino aggrovigliato che si affaccia sulla parte posteriore della palazzina. Non più case e strade a sorvegliarmi, ma alberi ed arbusti incolti che nascondono questo angolo ignoto del paese.
Le scale nascoste
C'è una rampa di scale parallela. Adesso ricordo: ho già visto questo luogo in un vecchio sogno:
[...] Entravo in una palazzina isolata, anonima e spoglia. Ero diretto in uno degli appartamenti. Mi fermai sul pianerottolo fra il secondo ed il terzo piano, ricordandomi improvvisamente dell'esistenza di una porta segreta, in perfetta mimesi con la parete; la aprii. Dietro la porta, un'altra scalinata parallela, buia e piena di ragnatele, conduceva fino al piano terra, dove era lì ad attendermi una grossa porta di legno. Guardai nelle mie tasche; c'era una busta di pelle, e dentro la busta, una grossa chiave. Per qualche motivo, sapevo che era la chiave che apriva quella porta. La inserii nella serratura [...]
Qui, a differenza del mio sogno, le scale non scendono, salgono. Sono rosse e marcescenti, il corrimano arrugginito. Mi faccio strada fra le ragnatele. Adesso mi trovo in un corridoio stretto che si affaccia su due stanze.
La prima, è una camera da letto. L'inclinazione dell'armadio avverte della pericolosità del pavimento, mentre la luce che entra dalle finestre disegna uno strano motivo fluido per terra, come se le mattonelle fossero le acque di un lago la cui superficie è increspata dal vento.
La stanza del bambino
La seconda, è la stanza di un bambino. I resti di un vecchio lettino, le pareti con impronte di mani rosa e azzurre, alcuni piccoli peluche e decorazioni che richiamano l'infanzia. Anche qui, il sole si cimenta in strani giochi di luci ed ombre, rendendo viva e ondeggiante la scena.

Le immagini che si svelano davanti ai miei occhi si sovrappongono ai frammentati ricordi del mio sogno. La stessa storia, ma con due finali diversi.
Epilogo
Non mi trattengo oltre. Non c'è altro da vedere. Preferisco andarmene adesso, con ancora nelle ossa la vivida sensazione di aver fatto un viaggio sul confine invisibile fra due dimensioni. Mi lascio alle spalle gli appartamenti, la polvere, le scale. Mentre mi allontano, getto un'ultimo sguardo a "Villa Terrarossa", e penso che l'esplorazione dei luoghi abbandonati altro non sia che una delle cose che più si avvicinano all'atmosfera di un sogno.