Villa Belvedere
Ed è nel punto più alto del monte che sorge la villa. In una posizione privilegiata, al riparo da sguardi indiscreti e dal caos della mondanità sottostante, questa maestosa dimora irradia magnificenza ed una solitudine esemplare. Qui, dove il giorno è tranquillo e la notte è scura, Bosniaskicontempla un tiepido sole rosso di fine agosto tuffarsi dentro ad una striscia di mare lontana. Da quassù lo sguardo, ovunque lo si volga, si perde soltanto; sorvola la valle dall'alba al tramonto, senza mai incontrare alcunché. A turbare la quiete talvolta, arrivano soltanto la pioggia, il freddo, la notte. Di tanto in tanto, qualche voce trasportata da un vento favorevole; ma niente di più. In questo posto, ogni suono appartiene alla dimensione più antica della natura; quella che la vita in città ti fa spesso dimenticare. Ed è proprio per questo motivo che Bosniaski, fra tanti, ha scelto proprio questo luogo.
Nel 1870, Bosniaski ha scelto la quiete. Lasciando la sua madrepatria, si trasferisce in In Italia, commissionando proprio qui, sul Monte Castellare, la dimora che lo ospiterà fino al capolinea della sua vita, dedicata alla pace, allo studio ed alla scrittura.
Adesso lo vedo, indugiare sulla soglia poco dopo che il sole è scomparso. Rivolge un ultimo sguardo verso la valle, mentre le ombre, senza chiedere il permesso, si accomodano placide in giardino. Forse sua moglie lo aspetta in casa. Ma al suo rientro, immerso come di consueto nei suoi pensieri, forse le rivolge uno sguardo distratto, appena prima di scendere le scale che conducono al seminterrato.

Fossili
Bosniaski ama la terra e tutto ciò che nasconde. Ed è per questo che ogni sera, quando cala la notte, scende nel seminterrato. Proprio come me, che in questo momento vi sto raccontando la sua storia, anche lui è alla costante ricerca di testimonianze appartenenti ad un passato lontano. In fondo, quest'epoca non ha niente da offrigli: egli vive in una dimensione diversa, distante, fatta di piccoli indizi e centinaia di pagine vuote. Con aria indecifrabile, egli si dedica pazientemente alla sistemazione della sua pregiata collezione di fossili. Ce ne sono a centinaia, di ogni specie e dimensione: con la cura che si conviene a chi maneggia ciò che di più fragile e prezioso esiste su questa terra, egli sistema, osserva, studia, cataloga, riscrivendo le storie perdute di tempi lontani.
Pochi metri più su, all'interno dello studio, sua moglie ammira la vallata che viene inghiottita inesorabilmente dalle fauci dell'oscurità; fra le mani, forse, una raccolta di poesie. Nel frattempo, il buio fuori si fa pesante. Le lampade accese nella dimora trasudano un tiepido bagliore dalle finestre. La villa, pare adesso la luce tremolante di una candela che combatte contro la profondità della notte.
La quiete
Mi trovo adesso immerso nella quiete che un tempo apparteneva privatamente a Bosniaski. La villa è proprio di fronte a me, ma non somiglia affatto a quella foto in bianco e nero che ricordo di aver visto. Il tetto non esiste più, le finestre sono orbite vuote. L'intero edificio, è stato compromesso irrimediabilmente da un'esplosione ai tempi della seconda guerra mondiale, dopo essere stata requisita dall'esercito tedesco per essere utilizzata come polveriera. È come ammirare una maestosa creatura, di cui sono rimaste soltanto le ossa. Scendo le scale che conducevano al seminterrato, ma della collezione di fossili non c'è più traccia. Alcuni alberi, adesso, si sono impadroniti di questi spazi, sbucando prepotentemente dal suolo e svettando fino agli ultimi piani dell'edificio. Il proprietario di casa adesso, è la montagna. È una visione incredibilmente malinconica.
Sulla strada di casa
Dunque, quell'uomo intento a sistemare e catalogare la sua collezione privata di fossili, altro non era che una proiezione della mia mente. È ora che me ne vada. Ma non prima di aver contemplato un tiepido sole rosso di fine agosto, tuffarsi dentro a una striscia di mare lontana. E quando si fa notte, la valle si accende di migliaia di luci che un tempo non c'erano.