Capolinea
Verso la fine degli anni '60, anche l'ultima luce si spense alla stazione di Fornello. Tutti gli edifici presenti, oggi non sembrano altro che un piccolo sgarbo alla natura commesso in tempi lontani, che la montagna pare intenzionata a scrollarsi di dosso con un gesto disinvolto. Questo importante punto di scambio ferroviario, posto sulla linea Faentina - ancora oggi in funzione - ormai non è che meta domenicale per gli escursionisti. Per aggiungerla, il modo più semplice è quello di percorrere uno ripido sentiero che dalla vicina località di Gattaia attraversa le montagne, passando sotto gli imponenti archi dei ponti che sorreggono la ferrovia.
Come mi è stato comunicato durante il mio primo tentativo di visita a questo luogo, sarebbe possibile (anche se sconsigliabile) percorrere i binari a piedi per risalire fino alla stazione. Tuttavia, i treni che continuano a passare regolarmente rendono questa alternativa piuttosto rischiosa.
Elogio alle stazioni
Le stazioni ferroviarie possiedono senza dubbio un fascino particolare. Simboleggiano il viaggio, la partenza e la destinazione. Spesso portano con sè l'amaro sapore di un addio, oppure la gioia di qualcosa di ritrovato; ma sono sempre il richiamo a ciò che è in continuo movimento. Perciò, quando smettono di funzionare, lasciano un vuoto diverso rispetto a tante altre strutture che trovano la loro fine nell'abbandono.
Ed in questo caso specifico, il treno che continua a passare senza più fermarsi conferisce una nota ancor più malinconica a tutta la vicenda. Un bolide che attraversa le montagne, giorno dopo giorno, gettando occhiate indifferenti all'inesorabile decadimento del borgo-stazione. Un luogo abbandonato non soltanto dalle persone che vi abitavano, ma anche dalle traiettorie che vi conducevano, relegandolo in una posizione aspra e difficilmente raggiungibile. Questo, naturalmente, ne accentua ancora di più il fascino.
La storia
Questo posto all'apparenza - e nella sostanza - così remoto, ha rivestito un ruolo cruciale nella viabilità ferroviaria dell'epoca. La stazione di Fornello, costruita alla fine del 1800 e soppressa nel 1968, era stata concepita come impianto di servizio ferroviario, nonché come punto di rifornimento idrico per le locomotive a vapore che vi transitavano. Lo testimonia la torre ancora esistente, che cela al suo interno il grosso serbatoio in metallo per la raccolta dell'acqua.
Un ulteriore valore strumentale veniva dato alla stazione dalla vicina cava di pietra dismessa negli anni '40, dalla quale veniva estratto il pietrisco necessario alla realizzazione delle massicciate ferroviarie. Mentre era in funzione, questo luogo era diventato il punto di riferimento per le sparute abitazioni e fattorie circostanti, che attribuivano alla stazione tutte le caratteristiche necessarie per poter essere assimilato ad un vero e proprio borgo. A questo proposito, in uno degli edifici della stazione, vi era uno spazio adibito a scuola elementare per i bambini del luogo.
Oltre alla torre idrica, la stazione di Fornello consiste in altri due edifici adibiti a fabbricato viaggiatori ed alloggi per i ferrovieri. Poco più avanti, nascosta nella vegetazione più folta, si trova la vecchia casa del casellante: le testimonianze raccontano che egli fu l'ultimo, solitario, abitante di Fornello, prima del completo abbandono.
L'arrivo
Dopo quasi un'ora di sentiero e dopo aver percorso a piedi un breve tratto di ferrovia, la stazione è lì ad attendermi. Le strutture che la compongono sono rotte e fatiscenti, circondate da una rete arancio che invita all'attenzione, segnalando ai più incauti la pericolosità degli ambienti. Naturalmente, dopo una rapida occhiata ai dintorni, non manco di esplorarne l'interno. Ciò che trovo sono solo rovine e graffiti, ma nel complesso riesco a capire la geometria delle stanze. Le immagino gremite di gente, mentre fuori molte persone in attesa del proprio treno gettano un'occhiata al tramonto oltre le montagne. Ma di tutto questo, non rimane che una eco lontana.

La cava di pietra
Sospesa intorno agli anni '40, l'attività estrattiva del pietrisco era una delle ragioni principali per le quali questa fermata era stata concepita. Ad oggi della cava non rimangono che i vecchi binari che ospitano i carrelli impiegati nel trasporto delle pietre, un fabbricato pericolante e qualche macchinario arrugginito che riporta ben visibile il nome del produttore.
All'interno dell'unico edificio ancora intatto, qualcuno ha lasciato un libro degli ospiti. Fra le pagine di questo quaderno, numerosi esploratori ed escursionisti provenienti da ogni parte d'Italia (e non solo) hanno deciso di lasciare un pensiero. Non mi sono unito a loro. Preferisco, come sempre, essere un'entità silenziosa; un'ombra che si aggira fra le rovine senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio.

Ultima fermata
Non sarei affatto sorpreso, se nelle notti più scure, un treno fantasma fermasse ancora una volta alla stazione di Fornello. A bordo del treno ci sono i ricordi dei ferrovieri, dei minatori, dei bambini e dei pochi abitanti del piccolo borgo dimenticato, che scendono ancora una volta sulle banchine, mentre nelle case abbandonate, fioche luci di candela si intravedono dai vetri rotti delle finestre, pronte a sfidare la profondità del buio.